2004 Nexus Sartorelli - Paolo Pennisi

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2004 Nexus Sartorelli

Un amico
Ricordo del pittore Guido Sartorelli (www.guidosartorelli.it)

Conoscevo Paolo da più di 40 anni. Un tempo lungo per la mia memoria da sempre molto labile. Ma se del primo incontro con Paolo non ricordo i motivi e le circostanze, ne rivedo perfettamente il luogo: le "Case Incis" al Lido, vicino al Galoppatoio (a quel tempo ancora Tiro al piccione) dove Paolo risiedeva.
Ricordo bene il pomeriggio tiepido d'autunno. Paolo, seduto sul muretto della recinzione, era circondato da un gruppetto di amici. Con sorprendente chiarezza mi vedo rivivere in quell'episodio: ero seduto sulla mia bicicletta, da fermo, e per non cadere tenevo un piede, a gamba tesa, su quel muretto. In quella posizione un po' precaria prendemmo subito, Paolo e io, a dialogare fittamente con evidente reciproco piacere. Si manifestò una simpatia immediata. Mi piacque subito il suo modo schietto di parlare, con un che di perentorio ma, insieme, di ironico e scanzonato. Ricordo ancora uno degli argomenti che ci legò allegramente quel pomeriggio. Quell'argomento era un professore di disegno molto singolare con il quale, non ricordo perché, avevamo avuto a che fare tutti e due. Era chiamato "Abbozzo e rettifica" per il suo modo un po' maniacale di indicare agli allievi il procedimento per disegnare una figura. Cioè quello di affrontare il soggetto disegnandone il contorno con un fascio di linee approssimative per poi, via via, cancellare quelle sbagliate per arrivare all'unica giusta. Abbozzare e rettificare, appunto.
L'amicizia con Paolo si approfondì rapidamente. Eravamo tutti e due, per carattere, portati a fare gruppo, a unire le forze per costruire un progetto. Mettemmo subito su un gruppetto traversale di studenti dell'Accademia, del Conservatorio, di Architettura e di Lettere. C'erano con noi Piero Verardo, il futuro flautista e Mario Isnenghi, il futuro storico. Ma questo non è un episodio che Paolo ricordava con simpatia nei miei riguardi perché io scelsi quasi subito di abbandonare quel progetto che era stato minuziosamente preparato e che, invece, finì appena cominciato. Paolo lo ricordava spesso come prova di una certa incoerenza nei miei comportamenti.
Comunque poco più tardi facemmo gruppo in un ambito più strettamente artistico e ai nostri esordi facemmo anche molte mostre insieme a cominciare da quella alla Galleria Santo Stefano dalla indimenticata Uccia, dolce e rassicurante madre di tanti trepidi esordienti; e poi esponemmo insieme a Ferrara, Bologna, Verona, a Treviso con Franco Renzulli e ancora a Venezia a Ca' Giustinian nel 1962. Qui di seguito trascrivo quanto scrisse Paolo sul catalogo di quest'ultima mostra: "cerco la polemica delle parole, non dei fatti. Io posso essere polemico, il quadro è risoluzione. Voglio essere responsabile, avere la forza di creare il mio tempo e non di viverlo soltanto". Paolo allora non aveva che vent'anni, ma questo frammento del suo pensiero dice molto di quel suo carattere intellettuale e morale che mantenne integro fino all'ultimo giorno di vita.Purtroppo devo sfoltire l'intreccio dei miei ricordi di Paolo che via via mi ritornano alla mente. Per esempio i nostri incontri a Milano con Sassu e Usellini, che ci avevano preso a ben volere perché ci vedevano come due giovani e seri pittori da contrapporre a quelle che loro ritenevano essere le false e inconsistenti "avanguardie". Oppure, intorno al '68, le lunghe conversazioni sulle speranze che dall'intelligenza critica di quegli anni (che tuttavia furono anche fumosi e inconcludenti) potesse uscire un "uomo nuovo" affrancato dagli interessi precipuamente economici.
E furono proprio quegli anni che diversificarono il nostro linguaggio artistico. Io ritenni di mutare il mio in modo radicale; Paolo continuò, credo, a essere coerente soprattutto con la grande linea italiana che da Giotto arriva a Sironi. Ma poi ci riunì il nostro comune impegno per la città, per i suoi tanti problemi di carattere culturale e sociale che abbiamo cercato di affrontare, insieme altri nostri compagni di strada, soprattutto attraverso il sindacato artisti della Cgil, e Paolo anche attraverso l'impegno politico diretto. Gli anni ottanta, quelli del "riflusso", ci videro piuttosto distanti l'uno dall'altro ma poi, ancora una volta, ci ritrovammo a lavorare insieme sulle pagine di Nexus con il nostro comune amico Giovanni Distefano; e questi sono gli anni appena trascorsi.
Il nobile lavoro di Paolo nell'arte e nel sociale è stato registrato, e lo sarà ancora, in cataloghi, giornali, conferenze, ciascuno nel proprio ambito. Io ho preferito ricordarlo, ora, in questo momento, soprattutto con tenere cose che hanno riguardato la nostra gioventù.Caro Paolo, amico mio, tu appartieni a quella stirpe di persone che per qualche motivo speciale entrano e rimangono nel cuore di una città. Ciao.
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