Per Paolo Permisi la pittura nasce dalle crepe più profonde dellesistere. È come una piaga che, scoprendosi, mostra una sua patetica e lacerata bellezza. Questa mostra ha per tema il simulacro, cioè la capacità del medium di ritrasformare, e quindi travisare, l'immagine. È come il volto della Medusa: seducente e, insieme, terrificante. Un subdolo slittamento semantico si verifica all'interno del processo pittorico. Le stampe barocche celano al loro interno, nella manipolazione dell'artista, un ben diverso significato semantico; e così il muro di Berlino diventa il luogo di sinistre metamorfosi. È un viaggio continuo, certo crudele, tra il senso primario dell'immagine e la sua mostruosa metamorfosi. Pennisi adopera materiali i più diversi: anche lamiere, legni, fotocopie, stagnole, plastiche, stucchi. Essi dilatano ancor più la sensazione di una fuga verso la più paradossale delle contraddizioni del mondo: quella legata all'ambiguità dell'immagine. Alla fine, ci si trova di fronte a patetici lacerti, a frammenti di un cosmo disgregato su cui mette il dito, pateticamente, l'artista. È il suo modo di vedere e di capire il mondo: un modo che porta avanti da più di trent'anni, cercando di leggere al di là dei segni fallaci della nostra civiltà.
Il simulacro di Paolo Pennisi
All'origine del simulacro vi è l'immagine mentale. Questo essere capriccioso e impalpabile replica il mondo e al tempo stesso lo assoggetta alla furia combinatola frustandone le forme in una proliferazione inesausta. Emana una forza prodigiosa, lo sgomento di fronte a ciò che si vede nell'invisibile. Ha tutti i caratteri dell'arbitrio e di ciò che nasce dal buio, dall'indistinto, come forse, un tempo, era nato il mondo... Quel formarsi delle immagini si ripete in ogni istante, in ogni singolo. E non queste soltanto sono le sue stranezze.
Quando il simulacro prende possesso della mente, quando comincia ad aggregarsi ad altre figure affini o nemiche, a poco a poco occupa io spazio della mente in una concatenazione sempre più minuta. Ciò che si era presentato come la meraviglia stessa dell'apparizione, slegata da tutto, si connette ora, di simulacro in simulacro, a tutto.
A un capo dell'immagine mentale è lo stupore per la forma, per la sua esistenza autosufficiente e sovrana. All'altro capo è lo stupore dinanzi alla catena dei nessi, che riproducono nella mente la necessità della materia. Difficile è vedere quei due spicchi estremi nel ventaglio dei simulacro, insostenibile è vederli simultaneamente.