1984 Venezia Traghetto - Paolo Pennisi

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1984 Venezia Traghetto

(Estratto dal catalogo)



Autopresentazione dell'artista

Anni fa, alcuni di noi cercarono e operarono su quello che volevano fosse un modo differente di essere artisti più rispondente ai bisogni di creatori e fruitori, nella grande voglia di fare risorgere l'araba fenice di una comunicazione che entrasse a far parte - vitale e necessaria - delle tensioni, contraddizioni e richieste proprie della società intera. Si cercava, teorizzando e concretizzando nuovi rapporti e alleanze, quella mitica eroicizzata organicità intellettuale e creativa che - unica - avrebbe saputo cambiare il mondo (parallelamente, ben altre tensioni, politiche ed umane, laceravano la società con stragi, morti ammazzati, violenze che, forse - mi piacque allora dirlo - erano l'ultima possibile infelice testimonianza di creatività rimasta per quelle generazioni). Degenerazioni. Infantilismi. Stupidità. Ma è stato proprio così?Il dubbio preme, non convince, l'autocritica non sa farsi strada anche se l'identità mia è mantenuta con difficoltà, è più facile ripiegarsi su se stessi (che allegria i postmoderni!), ci si scava, si ripete soprattutto, alla caccia del ricominciare (dove si è cacciato il microfono della comunicazione esaltante tra la folla? restano però i timbri dei mass-media), si analizza e ancora rianalizziamo, per favore dov'è lo sbaglio? gli strumenti sono giusti? intanto il tempo passava.Poi, d'improvviso, ascoltando questa estate il concerto n. 9 di Vivaldi, mi «riconobbi», ebbi la risposta del perché, da qualche anno, la voglia di creare si era legata alla sola, quasi ossessiva, ripetizione di un unico soggetto, elaborato in differenti maniere. Il concerto si avvaleva della tecnica esecutiva detta «perfidia», «una esasperazione, un rifare sempre la stessa immagine, un seguire sempre lo stesso progetto, un riproporre lo stesso movimento.»(1)

(1) Sebastien De Brossard: Dictionnaire de Musique 1703.

Ma per me come si trasformava? Riemergeva la conosciuta ricerca della mia IDENTITÀ: nell'immagine, riproposta sempre eguale (il come si è), travestita e perciò immaginabile, diversa, del vivere e trascorrere degli anni e delle cose;nel progetto sensibile delle possibilità e impotenze, con in sé già le verità che muteranno; del mutamento (i colori, luce, le cose della materia, forme aggiunte), io che non mi arrendo, che cerco e voglio la diversità riconfermata, la possibilità di continuare a credere e cercare la contraddizione.

Questi «oggetti» sono il risultato. Per adesso è così, ma fino a quando?



Immagine: PIETAS
(n. copie 6) cm. 13x12,5
(n. copie 1) cm. 53x53

Progetto: la parte femminile (arresa e feroce) di me; felice e infeconda; oppure: ti cerco sempre dove è possibile.
Mutamento: trasformazione in: sipari / tramonto; penne / piume / uccellino; frammenti / poesia barocca; macchie, oro, ferri; poi ho terminato di cucire (si parla della vita).

Vomito conoscenza

Vomito conoscenza,
la primavera si dichiara vergine mensile,
lo stare male mio mente
tranquillità,
quest'idea spazzata via
da un quadro impressionista,
gli spazi terrorizzati,
ma ciò che conta è lo sgocciolio di adesso,
sbavaun fraseggio d'acqua d'escrementi
nel canale grande di Venezia rifiutata,
mi rode
la chiocciola involuta dell'immaturità adulta,
sapete?
il mio bambino gioca abbracciato
alla compagnia di tutti
sfiancati spazi della sua infanzia dietro una palla
e poi si vedrà,
marchio sponsorizzato di un segreto adulto sogno di Freud,
le chiamerò angoscia queste irresistibili sbarre
di nulla?
fiore d'amalasunta
alberello gemmato
su te mi arrampico presuntuoso basilisco
di miti inventati,
so che invento
quando sgombero i mattoni e i rimorsi
della catastrofe
di quella che fu la mia volontà,
e le mie certezze,
mi quieto,
tento,
ma che serve dire
non sapevo la verità?



Immagine: KRISTO DELLA DOMENICA
(n. copie 7) cm. 21x29.5
(n. copie 14) cm. 6x7.5

Progetto: a chi fai del bene? A chi serve? Che fai? Credi di servire? faccio quello che posso. Vi do il mio riposo scarnificato, vi amo.
Mutamento: variazioni della quiete, per un pò, definitivamente, indefinitivamente, l'immagine pagana della teologia della liberazione.

Se sto male è Mozart

Se sto male è Mozart,
arranca
lo scandalo dell'anima che indaga
danzando
di spazio e l'ansia,
lavorate
di pioggia
nuvole in sussurro piombato
scandagliano giochi imbambolati
i violini triturati,
se cerco è Mozart
triste e quietato da non meritarlo,
K 301 palatina,
violino
perseguitato
dalle angoscie immature
di chi finse di possedere e riderà,
ecco è così,
fintare di sé lo scherzo
l'allegria che piace e
che fa dire che stai bene,
l'ansia
stomaca l'agonia impossibilitata
e dell'insoddisfazione
di come siamo,
chi sono e
come?
lasciare scorrere fosforescenti fianchi di acque
attee di neve
nel mare di stoffa e di balsa di E.W. Poe,
la vita è così,
tra poco sarò vecchio ufficialmente,
quello che tutti vedranno chiaro marcire
io già lo nutro,
trapesta gentile
- autoritario colonnello sudamericano -
un premere di bulloni metallizzati,
testicoli della riproduzione ricostruita in fiaba,
quel marcire i decubiti e gli escrementi che governano legali l'immobilità
come farò?cosa farò?
sta per morire Mozart,
sorride bianco fra i capelli di parrucca,
- associazione mingherlina di anni dissogenati poco a poco
di brividi in tenerezze d'annata,
è bravo!
sta solo morendo
tra poco,
guarderò tra poco il cielo sbavato di fresco celeste,
quel cielo vitale
mi ammonisce problematico
di fare in fretta.



Immagine: DONNA
(n. copie 1) cm. 54*54
(n. copie 14) cm. 13.5*14

Progetto: la parte femminile violenta e violentata) di me; oppure, modi differenti di autoanalisi.
Mutamento: variazioni della violenza, del dolore, della esasperazione, dello star male, della condizione della parte femminile mia.

Tu, io e ancora io

Tu, io e ancora io
la luna stravolge notte e notti
paniere sacro
di stralunate ingordigie,
se ricordo
ridevi,
a quali impossibilità vergognose pensavi?
infiammata arrogante impotenza a sopportarsi
ora
quella e tale trafugata sicurezza di te,
avvenne che tutto si confuse,
argentati fuochi,
vapori svogliati
di fabbriche in ferie notturna,
attese di altri domani in più,
sante
le preghiere aggrovigliavano i criteri
di un'età barocca,
l'alba leccò il succo
le labbra
le agonie di sabbia
raffinatissima,
senza morire mai
l'immatura immutevole materia
ci illuse agrodolce,
oramai è giorno sopraffatto
un sole frantumato asfalta livide intenzioni
,da pochi minuti
la coscienza spalancata sa
che io
(voglio dire, che tu)
che tu, solo tu ancora
rimani.



Immagine: APPESO
(n. copie 10) cm. 8*14.5
(n. copie 8) cm. 20*30

Progetto: dunque sono sospeso, finalmente! Il dolore mi piace, rotola in me, lo produce, mi forma mi vive mi uccide mi lega, dondola (chi dirà che sono masochista?)
Mutamento: nessuno uguale, asrso, spia, no, di cangue, chiaro, ago di luna, di sole, dolorosi come sa essere solo l'infanzia che sogna.

In questi ultimi anni la ricerca di Pennisi, nell'accentuare una sempre più precisa identificazione tra impegno sociale e creatività intesa come «ideologia naturale del fare, possibile e impossibile», di una condizione umana in inconosciuta trasformazione, si è rivolta ad una rappresentazione autointrospettiva della propria identità, che fosse comunque da viversi golosamente (forse felicemente) anche se privata da alcuna speranza di raggiungere verità o convinzioni da consolidare e proporre.

Recensione di Franco Batacchi

Paolo Pennisi spiega che gli oggetti presentati al Traghetto (fino al 29 novembre) sono frutto di una voglia di creare che, dal periodo caldo in cui "parallelamente, ben altre tensioni, politiche ed umane, laceravano la società con stragi, morti ammazzati, violenze" lui stesso ed altri cercarono e operarono su un modo differente di essere artisti.Pennisi cerca la sua identità attraverso la sola, quasi ossessiva ripetizione di un unico oggetto, elaborato in differenti maniere. Così il Kristo della domenica risponde alle domande: A chi fai del bene? A chi serve? Che fai? Credi di servire? Con molta semplicità: Faccio quello che posso, vi do il mio riposo scarnificato, vi amo; oppure una figura femminile ricavata da antiche immagini interpreta il progetto (la parte femminile dellautore) attraverso un iterativo mutamento: variazioni della violenza, del dolore della esasperazione dello star male, della condizione della parte femminile mia. Una lunga seduta di auto analisi visiva.
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