1965 Venezia - Paolo Pennisi

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1965 Venezia

(Estratto dal catalogo)

Di Paolo Pennisi ci sia concesso ricordare alcune parole di Leon Madlyn, noto gallerista di Parigi, scritte appunto per la pittura di questo artista: "La strada di Pennisi non può essere sospetta; è quella di un uomo austero e chiuso che bisogna seguire, passo passo; che bisogna capire nel profondo della sua natura; che infine bisogna anche poiché egli non si conosce difendere dai sarcasmi che lo aspettano e dallo sdegno che sta in agguato; nell'accettarlo e nel riconoscerlo in questo modo è possibile capire e seguire quanto Pennisi ha sempre fatto".

Ancora Madlyn scrive: "Vivono e si aggirano esseri strani, uomini e bimbi assieme, dal volto particolare, pieni di forte carattere, con i quali Pennisi compie ancora una volta il doloroso cammino della croce ... Siamo di fronte ad una visione singolare, navigata tra sogno ed immaginazione, penetrata da una pietà umana e vera. Ogni composizione diviene così un atto di fede, ognuna di esse ha la sua risonanza, ognuna la sua suggestione, il suo racconto, il suo significato. Ed ognuna commuove per la sua profonda verità".

Nel presentare queste opere di Pennisi, soprattutto scegliendo piccole visioni di nature, paesaggi di marine e di alberi, abitate da lagune e cieli profusi di luce, piccole malinconie che si ingigantiscono nell'animo di chi guarda, la Galleria Internazionale di Venezia, ancora una volta, vuole avvicinare il pubblico ad un artista sincero, capace di esprimere attraverso la sua arte la verità della sua natura.

Commenti alla mostra
(Manlio Alzetta, 1964)

«...c'è nello sguardo dei suoi personaggi, nella loro drammatica fissità una rinuncia all'attività esteriore in favore di una più intensa vita intima. Quelle di Pennisi sono forme ancestrali, sono personaggi di una realtà che trascende i limiti angusti dell'esperienza quotidiana per estrinsecarsi in un mondo austero e nello stesso tempo ricco di umanità». (P.M. Gambizza, 1964)
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