Avere le idee chiare, sapere quale deve essere, e può essere, il rapporto tra sé e gli altri, non saperlo come dire, quella disperazione innamorata di sé, della verità, di qualcosa da dire, sapere ciò che si deve dire, ma come (c'è un problema di stile), e perché, tra l'angoscia e l'inquietudine, l'angoscia che ti da voglia di fare, di uscirne lacerando, di battersi, di soffrire, i pezzi di vita tuoi e degli altri, e l'altra che impedisce di lavorare, lascia incerti, insoddisfatti, ma fa vivere e puoi fare tutto il resto, leggere, capire gli altri, occuparsi di altri, degli altri, dividere in due, quello che si capisce e si può capire e quello che ti fa capire, che parla o deve parlare degli altri per te, agli altri di te, la crisi, una parte, le realtà, una di qua e uno di là, una prima una dopo, una mai, questo lo capisci, questo non sa e non sai, e tutto insieme. Crisi come dinamica, l'inspiegabile, crisi per conoscere, per paura di provare, cercare per rappresentare, strumento per il nulla, crisi come ideologia. Poi ti arrendi, devi pure respirare, costruire un oggetto come sempre, documentare come speranza di esperienza, come ricerca di una prova che le cose stanno proprio così e non altrimenti, convinzione di vivere, necessità di vivere, di fingere, se poi ci si innamora tanto peggio, se poi si vuole fare e la macchina della realtà si mette in moto ti chiede preme vuole desidera costringe obbliga, cresce come un caso di coscienza, cammina come un rimorso, tutto come realtà, trasformato in realtà, realismo, cosa che è, si tocca, e io? che fare di me, chi si occupa di me, innamorarsi che follia, esserci come documento o documentazione che ci sei stato, il documento lo devi fare, non della crisi, ma se tu ci sei, e come ci sei, se non sei documento sei crisi, cè poco da fare.