1986 Sidney BLM - Paolo Pennisi

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1986 Sidney BLM

(Estratto dal catalogo)



Presentazione Renato Borsato presidente Bevilacqua La Masa

Per la sua vocazione cosmopolita, Venezia tradizionalmente si è sempre dimostrata generosa nei confronti di tutti coloro che hanno chiesto ospitalità. Ma è soprattutto con gli artisti che Venezia è riuscita a stabilire un rapporto di straordinaria intesa: in questa città l'arte la si vive, la si respira in ogni angolo e la sensibilità verso la produzione artistica e presente nell'animo di ogni veneziano. Cosi quando gli amici australiani ci hanno chiesto di esporre da noi, alla Bevilacqua la Masa, noi li abbiamo accolti come e nostra abitudine con grande simpatia e anche con una certa dose di curiosità: vedere, conoscere le opere prodotte dai giovani artisti della lontana Isola Australia' era per noi, infatti, un motivo di notevole interesse culturale. La mostra, che poi si chiamò appunto 'Isolaustralia', ha avuto grande successo e ha determinato l'avvio di una serie di interscambi tra queste nazioni cosi lontane nello spazio ma cosi vicine negli interessi artistici.
Ora è la volta di Venezia. Offrire un panorama esauriente di ciò che si va elaborando nella nostra città in questi anni e veramente impossibile. Più semplice invece fissare l'attenzione su alcune poetiche artistiche esistenti, poetiche fra loro ma poi totalmente antitetiche. E' una provocazione? Può darsi, ma infondo l'arte contemporanea non è per definizione provocatoria? Forse è difficile ma vediamo se a distanza di migliaia di chilometri è possibile discutere intorno al fare arte, oggi.
Venerdì 7 febbraio, a Penrith - Sydney (Australia), presso la Penrith Regional Art Gallery, si inaugurerà la mostra proposta dalla Fondazione Bevilacqua La Masa "Bip Selection".
Con questa rassegna d'arte, il Governo Australiano ricambia l'ospitalità che Venezia concesse un anno fa a "Isolaustralia" attraverso la formula delle "mostre-scambio" che tanto interesse sta riscuotendo in Italia e all'estero. "Bip Selection", curata da Guido Sartorelli e Maurizio Trentin, presenta una selezione di artisti il cui lavoro consente di verificare due posizioni opposte rappresentate nella mostra da due gruppi di artisti riconducibili l'uno al realismo oggettivo e l'altro alle esperienze post-concettuali, tenendo comunque presente che a Venezia questi due aspetti della ricerca artistica non sono mai stati espressi nella loro forma più radicale.
Del primo gruppo fanno parte Giovanni De March, Denis Daniele, Renzo Peretti, Alessandro, Bruna Starz e Fabrizio Vatta che, sfruttando per intero tutta la potenzialità della manualità, si avvalgono di una tecnica minuziosa per rappresentare puntigliosamente tutta la realtà.Del secondo gruppo fanno parte Claudio Ambrosini, Gea D'Este, Cristiana Moldi-Ravenna, Paolo Pennisi, Nino Ovan e Luigi Viola che, al contrario dei primi, tendono a rinunciare quasi del tutto alla tecnica "artistica" per eccellenza (la manualità) per rivolgersi parzialmente o totalmente ad una tecnica di massa (la fotografia), ma allo scopo di dilatare al massimo lo spazio interpretativo della propria opera.
La mostra, realizzata in collaborazione con la Qantas - Linee Aeree Australiane, rimarrà aperta a Penrith - Sydney per il mese di febbraio e di marzo.

Paolo Pennisi in catalogo 3 opere



Identità (Identity)
1981 Mixed technique
Three separate elements
each 22 x 28cms; total 66 x 28cms



Amore (Love)
1981/82 Mixed technique
Three separate elements
each 22 x 28cms; total 66 x 28cms



Circuito chiuso (Closed circuit)
1982 Mixed technique
Three separate elements
each 22 x 28cms; total 66x28cms

Introduzione australiana
di Campbell Gray Direttore - Lewers Bequest e Penrith Regional Art Gallery

In questi ultimi anni, i direttori ed i curatori delle gallerie d'arte pubbliche australiane sono andati rapidamente acquistando la conoscenza e l'esperienza necessarie all'allestimento di importanti mostre esposte sia in patria che all'estero, riuscendo nello stesso tempo a mettere insieme risorse sufficienti ad ospitare importanti rassegne internazionali. Ciò ha influenzato notevolmente il mondo delle arti figurative in Australia. Oggi, le nostre gallerie d'arte sono in grado di offrire contemporaneamente una grande varietà di mostre.Per dare al pubblico una visione globale dell'arte contemporanea, una mostra non deve necessariamente assumere una configurazione politematica. Di conseguenza le gallerie d'arte tendono sempre più ad allestire mostre monografiche dedicate a particolari temi e concetti dell'arte moderna. Ciò rende più profondo e significativo il ruolo delle gallerie d'arte pubbliche in Australia ed incoraggia gli artisti australiani ad esplorare nuove forme d'espressione.
Prima del 1970, raramente gli australiani avevano l'occasione di visitare rassegne d'arte contemporanea ad esclusione di quelle esposte nelle gallerie d'arte principali situate nelle capitali di ogni stato. Ad esempio, fino ad allora, nel N.S.W., esisteva una sola galleria pubblica che avesse mezzi sufficienti per presentare un vero e proprio programma di mostre temporanee. Nel 1986 invece, lo stesso N.S.W. conta ben 19 gallerie regionali, mentre altre cinque sono in fase di progettazione.Si ritiene infatti che mettendo a disposizione del pubblico collezioni sia permanenti che temporanee, le gallerie d'arte pubbliche svolgano un ruolo importantissimo nello sviluppo dell'arte contemporanea.
Benché tali gallerie costituiscano un modo relativamente nuovo di assistere gli artisti ed il pubblico, il loro spirito pionieristico e' tale da spingere i nostri artisti ad esplorare orizzonti costantemente diversi.
Ed è proprio per questi motivi che la Lewers Bequest e la Penrith Regional Art Gallery sono liete di ospitare la rassegna: BIP SELECTION - A Bi-polar Situation in Venice.
L'obiettivo di questa esposizione non e' né quello di illustrare agli australiani il carattere di una città come Venezia, nequello di offrire un campionario generale di arte contemporanea europea. Essa vuole semplicemente presentare al pubblico un gruppo di artisti, che sebbene sostenitori di due concetti apparentemente opposti, possono essere collocati armonicamente insieme senza riferimento geografico alcuno. Tali artisti infatti potrebbero svolgere il loro lavoro in una qualunque città occidentale. Il fatto che abbiano scelto Venezia, città frutto e simbolo del patrimonio artistico e culturale di tutta l'Europa, dimostra che forse l'intera cultura occidentale procede di pari passo. La mostra ci permetterà di esaminare le nuances di tale cultura ed allo stesso tempo di carpirne le eventuali affinità con la nostra.
La rassegna infatti non e' stata realizzata per accentuare i punti di contrasto, bensì per richiamare l'attenzione del pubblico australiano su temi e concetti che potrebbero essere comuni ad Italia ed Australia.
Desidero infine esprimere la mia gratitudine alla Fondazione Bevilacqua la Masa di Venezia per la generosità dimostrata nel presentare la mostra agli artisti ed al pubblico australiano.

Introduzione italiana
di Guido Sartorelli - Maurizio Trentin

Gli artisti veneziani qui presentati potrebbero risiedere e lavorare in qualsiasi città dell'Occidente, e non potrebbe essere altrimenti dal momento che in tale area gli artisti si trovano ad operare in situazioni socio-culturali quasi omogenee e considerando, comunque, che le radici etniche sono vive nelle arti soltanto nel pur rispettabile desiderio di chi le vorrebbe conservare contro ogni palese realtà.
Questa mostra parte dal presupposto che oggi il mondo dell'immagine è dominato dai mass-media i quali, per la necessità che hanno di comunicare con il maggior numero possibile di persone, devono servirsi di un linguaggio poco propenso alla metafora, all'ambiguità o allo "spaesamento" se non nella quantità sufficiente a non ostacolare la sua massima e immediata comprensione. Il linguaggio dei mass-media, dunque, si differenzia da quello dell'arte per la necessità che ha di non servirsi di quelle figure retoriche alle quali, invece, l'arte ha sempre attinto e ha fondato la propria originalità espressiva nonché la propria giustificazione sociale e culturale.
Ma bisogna ammettere che il linguaggio immediato dei mass-media corrisponde alle necessità della società contemporanea perché è funzionale alla sua economia, basata sulla più grande produzione, sulla più vasta diffusione e sul più rapido ricambio possibile di beni e servizi, proprio come un tempo il linguaggio metaforico delle arti era funzionale agli interessi del Principe o del Vescovo perché attraverso di esso potevano conservare un potere carismatico e autoritario.
Si può quindi prevedere che di fronte alla maggiore legittimazione sociale posseduta dai linguaggi dei mass-media rispetto a quelli dell'arte, che oggi a ben ragione possiamo definire di elite, la società possa finire per riconoscere come vera espressività artistica soltanto quella prodotta dai mass-media. Se cosi fosse l'arte di domani sarebbe di qualità inferiore a quella di ieri e, sul piano culturale, il pubblico sarebbe privato della ricchezza di un'esperienza che soltanto la complessa decodificazione del messaggio artistico è in grado di offrire.Da queste premesse deriva la strutturazione della mostra e la scelta degli artisti che ne fanno parte. Sono assenti da essa quelle aree linguistiche, oggi massicciamente operanti a Venezia come altrove, che a partire dagli ultimi anni settanta sono riconducibili alla "Transavanguardia" e alle varie forme di "arte colta" o di citazione.
E' invece presente una selezione di artisti il cui lavoro consente di verificare due posizioni opposte, ipotizzatali come possibili strategie che l'arte del circuito elitario di Musei e Gallerie potrebbe attuare nei confronti dell'arte di massaia! fine di conservare un proprio spazio originale anche nella società futura.
Queste due polarità linguistiche opposte sono rapprensentate, nella mostra, da 2 gruppi di artisti riconducibili l'uno al realismo oggettivo e l'altro alle esperienze post-concettuali, tenendo comunque presente che a Venezia questi due aspetti della ricerca artistica non sono mai stati espressi nella loro forma più radicale.Del primo gruppo (di una età compresa tra i 28 e i 37 anni) fanno parte Giovanni De March, Denis Daniele, Renzo Peretti, Alessandro Rossi, Bruna Starz e Fabrizio Vatta. Essi sfruttano per intero la potenzialità della manualità e si avvalgono di una tecnica minuziosa per rappresentare puntigliosamente tutta la realtà fino alla tendenziale identificazione tra la cosa nominata e la sua rappresentazione.
Si pongono quindi sul piano del linguaggio usato, per esempio, nei "serials" televisivi dove la definizione del racconto, degli ambienti e dei personaggi è talmente minuzioso da ostruire ogni canale interpretativo e assumere un aspetto "iperrealistico." Gli artisti dunque, allo scopo di trattenere una "utenza" nel circuito elitario, tendono in questo caso ad assumere il linguaggio di massa.Del secondo gruppo (di una età compresa tra i 36 e i 46 anni) fanno parte Claudio Ambrosini, Gea D'Este, Cristiana Moldi-Ravenna, Paolo Pennisi, Nino Ovan e Luigi Viola.Al contrario dei primi essi tendono a rinunciare quasi del tutto alla tecnica "artistica" per eccellenza (la manualità) per rivolgersi parzialmente o totalmente ad una tecnica di massa (la fotografia), ma allo scopo di dilatare al massimo lo spazio interpretativo della propria opera. Di fronte all'invadenza dei linguaggi di massa essi sembrano perciò abbandonare il campo esasperando il linguaggio elitario, ma sottointendendo di riconoscere in esso un valore culturale tuttora trainante anche se bisognevole di lunghe mediazioni per essere convalidato.
Tutto ciò che viene dopo questo delineamento della mostra (vantazioni, considerazioni, verifiche) va oltre lo spazio necessario e sufficiente ad una presentazione.Si può aggiungere soltanto che i due diversi linguaggi esemplificati da questa mostra, mediante il lavoro di alcuni artisti veneziani, non sono certamente una novità in se. Anzi, tutti e due appartengono ad aree emerse prima della formazione della situazione attuale. Si è voluto dire, però, che essi assumono un rilievo nuovo e interessante se considerati al cospetto dell'arte di intrattenimento di massa, oggi dominante a livello mondiale, con la quale, più chiaramente di altri tendono a rapportarsi, riducendone o aumentandone la distanza, ma con lo scopo di raggiungere il medesimo fine.
Questa mostra che arriva a Sydney da Venezia avrebbe anche potuto essere una rassegna di artisti della Città e della sua Regione scelti con il criterio di un loro vero presunto merito di poterli rappresentare tutti. Si è preferito, invece, impostare una mostra problematica nella consapevolezza che oggi le arti visive, intese nella loro definizione convenzionale e storica, si trovano nella necessità di rispondere ad alcuni interrogativi circa il loro ruolo colturale, la loro legittimazione sociale e la loro collocazione nella più ampia sfera della cultura dell'immagine.
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