Il più bel regalo l'ho ricevuto da te. Me l'hai fatto avere tramite Andrea per i miei diciotto anni, una cartellina azzurra, apparentemente insignificante: i disegni di quando ero alle elementari ed eri il mio insegnante. Erano disegni a tempera sicuramente buffi e un po' primitivi, ma colorati e vivaci che mi hanno fatto per un attimo tornare allo stupore infantile. Ero felicissima: li avevi conservati!Uno lo ricordavo ancora benissimo. Quel giorno in classe ci avevi mostrato delle diapositive invitandoci poi a dipingere ciò che volevamo; io mi ero sentita libera in quel momento ed avevo prodotto una figura informe e scura, ero corsa a mostrartela e tu mi avevi fatto i complimenti davanti a tutta la classe, ero fierissima e mi vedevo già con uno spettacolare futuro d'artista.
Quando venivi a scuola ad insegnarci a dipingere per me non eri un insegnante, eri Paolo, un signore intenso con la barba, un po' basso, con un sorriso tenero e beffardo, eri il papa di Andrea. Con te era facile diventare complici, non ti curavi delle differenze, ci stavi accanto senza volerci svelare il mondo che tu conoscevi e dal quale cercavi di preservarci con i colori: strumenti per sedurre la durezza della vita, per alcuni ancora lontana.Le ore con te non erano vissute come incomprensibile imposizione di nozioni; volevi che l'arte ci parlasse, che ritornasse in armonia con il mondo sorpreso dei bambini.Quel senso di libertà creativa che tu mi hai impresso, mi accompagnerà sempre come il più prezioso degli insegnamenti, anche ora che sei immune dal piccolo correre dei giorni.